Negli ultimi anni il mondo del lavoro ha subito trasformazioni profonde, influenzate da fattori come la pandemia, la digitalizzazione e un'attenzione crescente al benessere delle persone.
In questo contesto in continua evoluzione, sono emerse nuove dinamiche che riflettono il cambiamento delle aspettative e delle esigenze dei lavoratori. Due fenomeni particolarmente rilevanti sono il quiet quitting e il quiet hiring, che offrono spunti preziosi per comprendere e migliorare le dinamiche aziendali.
Il termine quiet quitting descrive il comportamento di quei lavoratori che svolgono esclusivamente le mansioni richieste dal loro ruolo, senza investire tempo ed energia oltre il minimo indispensabile. Questo atteggiamento non indica necessariamente la volontà di lasciare il lavoro, ma piuttosto una forma di distacco psicologico che può derivare da diverse cause:
- Percezione di ingiustizia: quando i dipendenti avvertono uno squilibrio tra il proprio contributo e le ricompense ricevute, possono ridurre l'impegno (Adams, 1965).
- Esaurimento emotivo: il burnout, come evidenziato dagli studi di Maslach & Leiter (1997), può portare a un progressivo distacco dalle responsabilità lavorative.
- Mancanza di significato: svolgere un lavoro che non trasmette un senso di scopo riduce la motivazione intrinseca (Hackman & Oldham, 1976).
Secondo un'indagine Gallup del 2022, solo il 21% dei lavoratori a livello globale si dichiara attivamente coinvolto nel proprio lavoro, mentre ben il 59% si limita a svolgere le proprie mansioni senza particolare entusiasmo. Questo dato evidenzia l'urgenza di affrontare il quiet quitting con strategie adeguate per migliorare l'engagement e il benessere organizzativo.
Come prevenire il quiet quitting?
Contrastare il fenomeno del quiet quitting richiede un impegno da parte delle aziende per creare un ambiente di lavoro più gratificante e motivante. Alcune strategie efficaci includono:
- Definizione chiara degli obiettivi aziendali: stabilire aspettative precise e condivise aiuta i dipendenti a sentirsi più coinvolti e orientati verso il successo (Locke & Latham, 1990).
- Investimenti nel benessere e nella comunicazione: favorire il work-life balance e incentivare una comunicazione trasparente riduce lo stress e migliora la soddisfazione lavorativa.
- Riconoscimento e valorizzazione dei contributi individuali: premi e feedback regolari rafforzano la motivazione intrinseca (Deci & Ryan, 1985).
Accanto al quiet quitting, si sta affermando un altro fenomeno che offre un'opportunità interessante per le aziende: il quiet hiring. Questo approccio prevede il potenziamento delle competenze interne, evitando nuove assunzioni e ottimizzando le risorse già disponibili.
Le aziende che adottano il quiet hiring si concentrano su:
- Mappatura delle competenze: identificare le capacità esistenti tra i dipendenti e valorizzarle in modo strategico.
- Formazione continua: offrire opportunità di sviluppo professionale per consentire ai lavoratori di acquisire nuove competenze in linea con le esigenze aziendali.
- Comunicazione trasparente: è fondamentale che il quiet hiring non venga percepito come un semplice aumento di responsabilità senza riconoscimenti adeguati.
Uno studio condotto da McKinsey nel 2023 ha rivelato che il 70% delle aziende che investono in programmi di upskilling registra un aumento della produttività e un miglioramento del livello di soddisfazione tra i dipendenti. Questo dimostra come il quiet hiring possa rappresentare una strategia vincente per le imprese che desiderano rimanere competitive senza dover necessariamente ampliare l'organico.
Un equilibrio tra persone e organizzazione
Sia il quiet quitting che il quiet hiring evidenziano l'importanza di un approccio equilibrato alla gestione delle risorse umane. Per costruire un'organizzazione resiliente e innovativa, è essenziale investire nel dialogo, nello sviluppo professionale e nella valorizzazione delle persone, con l’obiettivo di creare un ambiente di lavoro in cui i dipendenti si sentano motivati e le aziende possano prosperare in un mercato in continua evoluzione.
In questo scenario di trasformazione, il ruolo di consulenti esperti diventa cruciale per tradurre le sfide in opportunità di crescita. I professionisti di HRed affiancano le aziende nell'analisi delle dinamiche organizzative, progettando strategie su misura per rafforzare l’engagement, ottimizzare le competenze interne e favorire una cultura aziendale più sostenibile. Attraverso un approccio basato su dati, formazione mirata e sviluppo del talento, HRed aiuta le imprese a costruire ambienti di lavoro in cui le persone possano esprimere il proprio potenziale, contribuendo al successo organizzativo in modo concreto e duraturo.
a cura di Carlotta Canosa, HRed Consultant (Human Resources Empowerment and Development)